Queste righe sono un sunto dell'articolo di Marco Vassallo apparso precedentemente in Cibotoday Nelle campagne di Scillato, paesino di sole 600 anime nell’entroterra siciliano, gli ungulati sono diventati nemici degli agricoltori.La loro presenza nei monti madoniti è aumentata a dismisura negli ultimi anni insieme a quella dei cinghiali Brucano tutto ciò che trovano, anche in aree impervie. E nonostante svolgano un’attività ecologica naturale, per molti, senza predatori sono un problema per i campi.A Scillato c'è un gruppo di ragazzi appassionati di coltivazioni e agricoltura.Circa 10 anni fa, si presero un impegna'è o che andava ben oltre la semplice curiosità botanica. Un turning point di rilievo è il 2012, quando uno di loro Battaglia frequenta un corso da operatore agricolo, finanziato dal Comune di Scillato e organizzato in collaborazione con la ex Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo. Tra gli obiettivi dell’iniziativa c’è la rivalutazione delle colture locali.I 50 partecipanti (tra cui una ventina di Scillato) del docente presso il Dipartimento di colture arboree dell’Università degli Studi di Palermo e , che trasmette alla sua classe la passione e l’entusiasmo per il recupero di ciò che si sta perdendo.Nel 2014, anno in cui l’albicocca di Scillato è diventata la produzione fu di 800 vasetti. Nel 2017 i a 8000 confezioni.I seicento alberi resistono: l’annata più ricca è stata 5 anni fa (40 quintali) e ora l’albicocca costa circa 3 euro al chilo, ci dice Battaglia. Prezzo di zona, perché fuori dalla Sicilia è praticamente una chimera.La speranza è che la gente dalla città si ricongiunga alle proprie radici e riprenda in mano i vecchi terreni.Intanto, i carusi di Scillato non si arrendono. Così di esprime [gallery ids="55551"]
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Salvare dall’estinzione l’autoctona albicocca autoctona.
corso seguono gli insegnamenti del professore Francesco Sottile,
figura di spicco di Slow food
Presidio Slow food,
Alberto Battaglia: